Con la forza del respiro by Umberto Pelizzari

Con la forza del respiro by Umberto Pelizzari

autore:Umberto Pelizzari [Pelizzari, Umberto]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Sperling & Kupfer
pubblicato: 2021-01-07T12:00:00+00:00


–150: un record simbolico

Anche il record dei –150 metri no limits, conquistato nel 1999 nel mare di Portofino, fu ottenuto in condizioni estreme, ma questa volta non solo per il mare agitato. I –150 erano un limite che avevo a lungo sognato e immaginato, e avevano per me un valore particolare. Il primo a scendere sotto i 50 metri era stato Maiorca, mentre il muro dei 100 era stato infranto da Jacques Mayol. Volevo che il record dei 150 metri venisse affiancato dal mio nome: Umberto Pelizzari. Perché ci sono record e record: delle misure intermedie ci si può anche dimenticare, ma ce ne sono altre, tonde e simboliche, che invece restano nella storia.

Ottobre 1999. Il programma era ambizioso: come già successo nel 1991, nel giro di pochi giorni avrei dovuto realizzare un filotto di record su tutte e tre le specialità dell’apnea profonda. Lunedì 18 avevo fatto segnare la nuova misura in apnea in assetto costante, –80 metri, togliendo il primato al cubano Alejandro Ravelo, che l’anno prima aveva stabilito un contestatissimo –76, dal momento che era riemerso in uno stato di evidente sincope, fatto che comunque non aveva impedito alla giuria del CMAS (Confédération Mondiale des Activités Subaquatiques) di ratificare il risultato.

La mia era stata una discesa perfetta, proprio come me l’ero visualizzata pochi minuti prima di chiamare il conto alla rovescia dei cinque minuti, fare l’ultimo profondissimo respiro e poi immergermi nel blu: la capovolta e la spinta decisa di gambe fino ai 35 metri.

Poi smetto di pinneggiare e scendo in caduta libera, seguendo il cavo che tiene fissato, a 80 metri, il cartellino bianco da staccare: il mio traguardo. Mantengo una posizione il più possibile idrodinamica, il minimo movimento del palmo delle mani mi fa da timone. Ecco il limite, lo vedo, lo tocco, lo afferro, lo strappo via: 80 metri sotto il livello del mare.

Ora che quel limite sta letteralmente nel mio pugno, posso ricominciare a salire. Finora tutto bene, ma mi aspetta la parte più dura e difficile: chiudo gli occhi, devo mantenere la concentrazione, la pinneggiata fluida e veloce. Anche se le gambe si fanno sempre più dure gioco con la mente, rassicurandomi che il movimento è quello di prima, fluido e veloce. Mi parlo e mi convinco che quel tuffo a –80 metri l’ho già fatto una decina di volte, quindi perché non dovrei farlo ora?! Addirittura, secondo la «filosofia di allenamento» di Massimo, ho già toccato anche i –81 e –82 metri. A –40 non devo pensare che sono solo a metà, ma già a metà della risalita. E quando buco con la faccia il pelo dell’acqua, la mia gioia esplode. Sono felice e molto soddisfatto, non solo per la vittoria ma anche perché ho incrementato di ben 4 metri il record precedente, un fatto abbastanza inedito nella progressione dei limiti stabiliti in assetto costante.

Non c’è tempo da perdere in festeggiamenti. Il programma prevede che dopo un paio di allenamenti di avvicinamento alla misura (il martedì e il mercoledì) e un



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